Nella tarda serata di ieri ci ha raggiunto la notizia della morte di Eugenio Corti, uno dei fondatori della nostra scuola, che lui suggerì di intitolare a don Carlo Gnocchi, l’amico sacerdote che aveva condiviso con lui l’esperienza della spedizione militare in Russia e che aveva celebrato le sue nozze.
Nato e vissuto in Brianza, è stato uno dei più importanti romanzieri del 900 italiano. Le sue opere esprimono ancora oggi la vox populi dell’Italia uscita dalle dure prove della guerra, della ricostruzione e degli anni di piombo. A parlare, nei romanzi di Corti, è anzitutto l’esperienza della fede cristiana condivisa e vissuta, che di fronte ai drammi e alle sfide del Novecento ha proposto un modo di vivere “civile”, mite e operoso, che ha sorretto finora la società e le istituzioni.
C’è una pagina del suo romanzo maggiore, Il cavallo rosso, che pur parlando del passato illustra il nostro presente. Si tratta di un dialogo fra il tenente Manno e i suoi soldati subito dopo lo sbandamento dell’esercito italiano l’8 settembre 1943. Per niente scoraggiato dalla liquefazione del grosso delle forze militari, Manno rimane inquadrato e si dà a istruire gli allievi ufficiali di complemento, i quali si rivolgono così al loro superiore:
“Ma alla fine di questo corso” gli obiettava con amarezza qualche allievo “noi non sappiamo neppure se riceveremo la nomina a sottotenente o no. (…) Signor tenente: noi a volte ci chiediamo se il nostro studiare non sia semplicemente inutile.”
Manno risponde loro:
“No. Non fosse perché, rifiutando di studiare, favorireste per quanto vi riguarda questo tremendo caos in cui stiamo sempre più sprofondando. Ci sono dei momenti, a volte periodi di pochi mesi, in cui si gioca il futuro di un popolo per molto tempo. E noi ci troviamo in uno di tali momenti, come non ve ne rendete conto?”
L’opera e la vita stessa di Corti sono state testimonianza costante, per noi e per il Paese, di questo: che la vita umana ha una dignità inesorabile, che poggia sul legame con un destino buono per il quale vale la pena spendere la vita, costruendo. Di ciò noi gli siamo debitori. Con gratitudine.

  • Giacomo Coppo e membri del Consiglio di Amministrazione dell’Istituzione Culturale Don Carlo Gnocchi
  • Giovanni Antonio Sanvito, Direttore Generale dell’Istituzione Culturale Don Carlo Gnocchi
  • Francesco Viganò, Dirigente Scolastico dell’Istituto Scolastico Don Carlo Gnocchi
  • Ettore Villa e membri del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Il Cavallo Rosso