Carate Brianza – L’Eugenio Corti che non conosci, un uomo legato a doppio filo con la storia della Brianza degli ultimi 50 anni. E non solo per paesaggi e personaggi descritti ne Il cavallo rosso, il best seller che lo ha reso noto nel mondo, ma proprio per il suo giocare la faccia in battaglie culturali di primo piano. E’ accaduto nel 1974, trentasei anni fa, quando, coinvolto dal suo amico Gabrio Lombardi, conosciuto sotto le armi, si mise a capo dei comitati a favore della abrogazione della legge sul divorzio. L’esito, come è noto, fu una sconfitta, ma il giudizio reso pubblico da Corti e da una minoranza di cattolici in quei periodi risultò profetico. Lo si trova sul numero di ottobre de Il giornale della memoria (www.giornaledellamemoria.it), in una bella intervista nella quale lo scrittore racconta il clima storico e culturale di quei giorni. “Mostravamo, dati alla mano, che laddove si era introdotto il divorzio c’era stata una moltiplicazione delle divisioni, rispetto alle separazioni precedenti. E soprattutto cercavamo di rendere consapevole la gente del fatto che il divorzio avrebbe distrutto la famiglia. E purtroppo così è stato. (…) Oggi se ci si sposa meno o lo si fa in ritardo è perché si è indotta nei giovani una paura del matrimonio, una sfiducia nell’unione fra l’uomo e la donna basata sulla lealtà reciproca. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Si introdusse un vulnus e oggi ne paghiamo le conseguenze.”
Ma la battaglia dura e combattuta in pochi mesi contro la legge Baslini – Fortuna non rappresentò un episodio isolato nella vita di Corti. Poco più di un decennio dopo, lo scrittore diventa punto di riferimento di un gruppo di cattolici brianzoli che volevano dare ai propri figli una buona educazione. Quello che allora era un sano desiderio oggi è una realtà consolidata che si struttura in una scuola superiore a Carate Brianza che accoglie 600 studenti, e una fondazione che la sostiene e pone le basi del suo ulteriore sviluppo. L’impronta di Corti è inequivocabile: la prima si chiama “Istituzione culturale don Carlo Gnocchi”, la seconda “Il cavallo rosso”. Il forte legame lo spiega uno dei fondatori, Giovanni Antonio Sanvito, 61 anni, imprenditore nell’import-export, quattro figli tutti passati dal Don Gnocchi. “Ventiquattro anni fa pensavamo alla creazione di un liceo classico legato alla tradizione cattolica. La prima persona di peso culturale a cui abbiamo pensato per lanciare il progetto fu proprio Eugenio Corti. Fu entusiasta quando gli spiegammo l’idea, perciò passammo alla fase numero due: radunare un gruppo di personalità che si facessero garanti culturali dell’opera che si andava a realizzare. Corti si fece ovviamente promotore, e così aderirono al gruppo intellettuali come Cornelio Fabro, Regine Pernoud, Augusto Del Noce, Franco Cardini, Ombretta Fumagalli Carulli, Italo Masera e Giancarlo Cesana. I rapporti con Corti erano frequenti, giusto per fare il punto sui passi compiuti e per individuare sponsor e famiglie da contattare. Oltre a me, c’erano Ettore Villa e Franco Viganò (l’attuale preside del Don gnocchi)”.
Quando si era vicino al varo del liceo, i tre si trovarono sempre con lo scrittore per decidere il nome. “Fui io a proporre di intitolarlo a Don Carlo Gnocchi. Naturalmente Corti approvò con entusiasmo, perché il papà di alpini e mutilatini era suo amico e anche il sacerdote che lo aveva sposato.” Le cose poi marciarono in positivo, la scuola superiore crebbe in numero di adesioni e nel consenso dei brianzoli per il metodo educativo adottato. “Ettore Villa era il presidente del consiglio di amministrazione – continua Sanvito- e io il vice; decidemmo di azzerarlo per creare una fondazione che avesse lo scopo di sostenere la scuola, ma con un direttivo e un’autonomia sua. Anche lì si pose il problema del trovarle un nome. Andammo da lui, e gli proponemmo di intitolarla Eugenio Corti. Lui ci rispose: ‘Gli uomini muoiono, le opere rimangono. Quindi vi concedo la possibilità di usare il nome di Cavallo rosso’. E così fu, anno 2009.
Antonello Sanvito
Il Cittadino Di Monza e Brianza